
Smart working, DAD, call conference, webinar. La pandemia con cui stiamo convivendo da ormai due anni ha aperto il vaso di Pandora. Per gestirla in questa “nuova normalità”, stiamo ricorrendo a tante soluzioni offerte dalla tecnologia. Con esse sono emerse prepotentemente anche le problematiche che da tempo il Bel Paese ha trascurato. Ora finalmente devono essere affrontate.
Parliamo di Digital Divide, il gap digitale di cui l’Italia soffre da diversi decenni, dovuto ad un connubio di mancata lungimiranza istituzionale e infrastrutture carenti. E se da un lato la pandemia ha creato il bisogno di diffusione della Banda Ultralarga, dall’altro il PNRR ha creato i presupposti per assolverlo.
La soluzione nel PNRR
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza indica tra gli obiettivi quello di portare a 1Gbit/secondo la banda disponibile su tutto il territorio nazionale entro il 2026, in anticipo di 4 anni rispetto al limite europeo fissato al 2030. Fino ad arrivare alla “Gigabit Society”, vera leva di innovazione a vantaggio di cittadini, imprese e PA.
Il soggetto attuatore del Piano Strategico Banda Ultralarga del ministero dello Sviluppo Economico è la società in-house Infratel. La società ha il dovere di intervenire per investire laddove i privati non hanno interesse ad arrivare.
La divisione del territorio
Il territorio italiano è mappato su tre colori principali: zone bianche, zone grigie e zone nere. Tali colori indicano le aree nelle quali saranno portati avanti i lavori per la copertura, in base alla presenza o meno di investimenti privati.
Secondo le rilevazioni del 2019, circa 12 milioni di indirizzi civici sono considerati in “area bianca”, ossia privi di investimenti di operatori privati. Per contro, 19,8 milioni di indirizzi civici sono ricadenti in “aree grigie o nere” (in 4250 comuni italiani). Nelle aree grigie insiste un solo operatore, nelle aree nere sono presenti almeno due operatori. Ricadono in queste due fasce circa 25,8 milioni di unità immobiliari.
Per conoscere lo stato di avanzamento dei lavori basta consultare l’apposita mappa messa a disposizione dal progetto BUL Banda UltraLarga sul sito bandaultralarga.italia.it.